L’avocado è un frutto originario delle regioni dell’America centrale e meridionale, che cresce in climi tropicali e sub-tropicali. Il frutto presenta forma tonda o piriforme, una spessa buccia liscia o rugosa, la cui colorazione può variare in base alla varietà ed alla maturazione (dal verde acceso al violaceo e al nero). L’interno racchiude la polpa ed un nocciolo centrale. La polpa è di colore giallo-verde, compatta, dalla consistenza cremosa e dal sapore neutro.

Tale frutto negli ultimi vent’anni è stato oggetto del fenomeno che prende il nome di gentrificazione. Con questo termine (in origine appartenente al mondo dell’urbanistica) indichiamo un ribaltamento di consumo e accessibilità dell’alimento: ciò che prima era un cibo popolare ed accessibile ad una precisa comunità, si è diffuso in tutto il mondo, elevando lo status del suo target ed il suo prezzo.

Complici le buone indicazioni nutrizionali, la sua versatilità in preparazioni dolci e salate, la fotogenicità, il richiamo a paesi esotici ed operazioni di marketing, l’avocado si è trasformato in alimento “pop” delle nostre tavole, presente nei menù dei ristoranti e nelle foto dei nostri spuntini sui social. Nel 2017 ad Amsterdam è nato il primo ristorante interamente dedicato “The avocado show”.

Questa tendenza rischia però di sottrarre un’identità ai luoghi al prodotto e alle persone ed inoltre le comunità locali non consumano più l’avocado a causa dei prezzi elevati. Si potrebbe così individuare nel fenomeno una nuova forma di colonialismo.

Procediamo ora con un’overview sul frutto tropicale considerando punti di forza e criticità dal punto di vista nutrizionale, dell’impatto ambientale e delle contraddizioni economico-sociali legate alla sua filiera di produzione.

La tabella nutrizionale

Contrariamente alla tipica composizione della frutta, quest’ultimo presenta un basso contenuto di acqua ed un alto contenuto di grassi (23 g/100 g avocado). Di conseguenza l’alimento apporta un elevato contenuto calorico (238 kcal/100g), che viene però apprezzato perché rappresentato per lo più da grassi monoinsaturi, buoni per il nostro metabolismo lipidico (18,33 g/100 g).Interessante è la presenza della quota di fibra (3,3 g/100 g). Fra le vitamine spicca il contenuto di vitamina E: 100 g soddisfano circa la metà della dose giornaliera raccomandata. Tra i minerali occupa un posto d’onore il Potassio: 100 g di avocado ci forniscono circa il 12% della dose giornaliera raccomandata.

L’impatto ambientale

Possiamo permetterci di dimenticare il suo impatto sull’ambiente? (spoiler alert: meglio consumare nachos e guacamole un paio di volte al mese, se non vogliamo mettere a rischio gli ecosistemi tropicali).

Ecco le principali criticità:

Deforestazione ed istituzione di monocolture: la pianta e i pini secolari vivono alla stessa altitudine entrando in competizione per il suolo e la luce. Vengono così abbattuti gli alberi per lasciare spazio a monocolture di avocado, a svantaggio della biodiversità. Per riuscire a far fronte alla domanda, le monocolture progettate sono spesso di tipo intensivo, ed in questo modo il suolo risulta sottoposto a stress.
Consumo di acqua: le coltivazioni di avocado necessitano di ingenti quantità di acqua. Per produrre 500 g di avocado (2-3 frutti) sono necessari circa 280 litri d’acqua, comparati ai circa 141 litri necessari per produrre 500 g di arance (circa 3). L’acqua utilizzata dipende dal clima (umidità e piogge) e dal terreno, coltivazioni in luoghi aridi necessitano di un consumo di acqua maggiore;
Inquinamento: le coltivazioni intensive necessitano di utilizzo di fertilizzanti e pesticidi. Queste sostanze nocive oltre ad inquinare suolo, aria e falde acquifere, risultano dannose per la popolazione locale e per il consumatore. Bisogna infine considerare le emissioni di CO₂ necessarie per il trasporto dei prodotti fino in Europa (dai 10 ai 15 mila chilometri). Le stime indicano emissioni di circa 0,6 kg di CO₂/kg per il trasporto via mare e 13 kg di CO₂/kg per il trasporto via aereo.

Le contraddizioni dell’oro verde

Il Messico detiene il 40% delle esportazioni mondiali (seguono Perù, Repubblica Dominicana, Indonesia, Colombia, Brasile, Cile e Kenya). Nel 2016 tale paese da solo ha prodotto l’equivalente di tutta la produzione mondiale avvenuta nel 1997. L’attività genera 815 milioni di dollari l’anno con conseguente offerta di numerosi posti di lavoro.

Se in un primo momento “l’oro verde” poteva rappresentare una possibilità di arricchimento per le popolazioni locali, presto il business dell’avocado si è rivelato una falsa speranza per le condizioni di vita di alcune comunità.

Ne è un esempio la condizione cilena della popolazione della provincia di Petorca. Nel 1981 il regime di Pinochet ha istituito la privatizzazione dell’acqua, diventata così un bene privato. Le coltivazioni intensive di avocado hanno però portato alla costruzione di dighe illegali per far confluire l’acqua dal fiume alle coltivazioni. Come risultato lo stato fornisce acqua alla provincia attraverso camion cisterna, tuttavia la precedenza è data alle coltivazioni, lasciando le comunità locali in una situazione di siccità.

Come ci possiamo comportare da consumatori?

– Tieni d’occhio la stagionalità: le varietà Zutano, Fuerte e Bacon vengono raccolte durante la nostra stagione autunnale, la varietà Hass dal mese di gennaio fino a maggio. Comprare questi frutti fuori stagione comporta non rispettare i cicli naturali delle coltivazioni e supportare chi si serve di espedienti per garantire una produzione continua;

Guarda il paese di provenienza: controlla l’origine del prodotto indicata in etichetta o sul cartellino.

Una valida alternativa ai paesi tropicali può essere rappresentata dalle coltivazioni che si sono diffuse nel meridione italiano. In Sicilia ad esempio le temperature miti, le piogge frequenti ed il terreno di origine vulcanica si sono rivelate un habitat ideale per l’avocado. Il materiale piroclastico rilasciato in occasione delle eruzioni si comporta come concime naturale ricco di minerali. Inoltre terreni abbandonati, sono stati bonificati ed al giorno d’oggi si riesce a portare avanti le coltivazioni con tecniche biologiche e sostenibili;

Scegli i prodotti certificati: Le principali certificazioni presenti sul mercato sono:

Biologico, indice del rispetto di norme appartenenti alla pratica biologica. Quest’ultima si pone come obiettivo quello di favorire la naturale fertilità del suolo e la biodiversità attraverso ad esempio l’utilizzo di fertilizzanti naturali e la rotazione delle colture;

Fairtrade, attesta che il prodotto è stato realizzato con materie prime derivanti dal commercio equo e solidale. Una forma commerciale che mira a garantire ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo e rispettoso. Ai lavoratori viene garantito il prezzo minimo e il premio aggiuntivo. Il primo è una somma calcolata per coprire i costi necessari ad una produzione sostenibile, mentre il secondo è una somma aggiuntiva donata ai lavoratori per migliorare lo sviluppo delle loro comunità;
Rainforest Alliance, attesta che un prodotto è stato realizzato con materie prime provenienti da produzioni che rispettano il programma Rainforest Alliance per un’agricoltura sostenibile. Inoltre il programma prevede un impegno specifico per la tutela dei diritti e del benessere dei lavoratori e delle comunità locali.

Riconosci il giusto grado di maturazione: l’unica varietà che permette di riconoscere il grado di maturazione dal colore della buccia è la Hass, nella quale il colore viola scuro-nero indica la maturazione adatta al consumo. Per le altre invece la buccia dovrebbe rimanere verde scuro, priva di ammaccature o punti che tendono al marrone (maturazione oltrepassata).La consistenza ideale è leggermente morbida, mentre il picciolo dovrebbe staccarsi facilmente e non opporre resistenza (simbolo di frutto ancora acerbo). Al di sotto del picciolo la polpa dovrebbe apparire di colore giallo scuro, mentre risulta giallo/verde chiaro quando ancora acerbo e marrone a maturazione oltrepassata;

Conserva il frutto nel modo corretto: per rallentare la maturazione si può conservare il frutto in frigorifero. La polpa si può congelare, dopo averla estratta dalla buccia ed eventualmente bagnata con limone;

Limita quando possibile la domanda: non è necessario non consumare più avocado. Si può però tenerne controllato il consumo.