Alzi la mano chi non ha mai acquistato, per scelta o per necessità, una confezione di pane in cassetta preconfezionato. Tutti con la mano abbassata? La cosa non ci sorprende!

Infatti, sul pane confezionato industriale ricade sempre più spesso la nostra scelta di acquisto, grazie al suo giusto compromesso tra gusto e comodità.   

Ma sapreste definire cosa lo differenzia da un pane fresco e sfuso? È possibile sceglierne uno di migliore qualità? Scopriamolo insieme in questo articolo.

Quali ingredienti differenziano il pane in cassetta? 

Se il pane tradizionale è costituito da farina, acqua, lievito e sale (non sempre), il pane in cassetta industriale è arricchito di una serie di ingredienti, in genere grassi, zucchero, e conservanti.

Scorrendo la lista ingredienti in etichetta, pertanto, troveremo generalmente quelli elencati di seguito.

– Farina.

Possono essere utilizzati diversi tipi di farine (oltre al tradizionale grano tenero o duro, ci sono farro, khorasan, miglio, avena, quinoa, segale, riso, teff, orzo, mais) anche combinate tra loro. Qualora vengano utilizzati più sfarinati, sulla denominazione di vendita deve essere specificata la farina prevalente (ad esempio “pane al grano duro”) e la quantità deve essere indicata in percentuale nella lista degli ingredienti.

– Grassi.

In genere olio di semi di girasole, olio di palma (o altri grassi raffinati) oppure il più nobile olio extravergine di oliva. I lipidi sono contenuti in quantità che variano da 3 a 8 g circa ogni 100 g di prodotto (diverso dal pane comune fresco che ne contiene intorno all’1%). Non sono quindi eccessivi, tanto più se sono di qualità e sono costituiti anche da semi oleosi come lino, zucca o girasole. 

– Acqua, lievito e sale.

– Malto (o farina di frumento maltata).

Una sostanza utilizzata nella panificazione che aiuta il lievito a far “crescere” l’impasto, migliora la colorazione del pane (più dorato) e il sapore.

– Glutine di frumento essiccato

A volte viene impiegato in quanto trattiene l’acqua e migliora la forza della farina, utilizzato dalla maggior parte dei mulini (difficilmente da quelli artigianali) per la produzione di farina da panificazione. Viene escluso invece nella formulazione dei prodotti senza glutine.

– Zuccheri aggiunti.

Principalmente zucchero, destrosio o sciroppi, ma anche malto di riso o melassa, utilizzati allo scopo di accelerare la fermentazione.

– Conservanti.

Spesso viene utilizzato alcol etilico, quando è presente troveremo una frase tipo “trattato con alcol etilico in superficie”.

– Altri additivi.

Tra i più comuni ci sono E300 (acido ascorbico, correttore di acidità) o E471 (mono e digliceridi degli acidi grassi, funzione emulsionante). Questi ultimi, largamente impiegati, vengono utilizzati come miglioratori tecnologici e hanno la funzione di stabilizzare il prodotto, rendere l’impasto più compatto ed evitare che questo raffermi, ovvero che si indurisca troppo velocemente. Dunque, il pane resta sì più morbido, ma tenderà a diventare gommoso in poco tempo.

A cosa serve l’alcol etilico?

Basta fare caso all’odore che viene sprigionato dalla confezione, una volta aperta, per scoprire la presenza di alcol etilico tra gli ingredienti. 

Il pane confezionato presenta un tasso di umidità piuttosto elevato, tale da favorire la proliferazione di muffe. Proprio per limitare questo fenomeno, il pane viene trattato con alcol etilico in superficie.

L’etanolo (alcol alimentare), infatti, è un conservante molto usato dall’industria alimentare. Nel caso del pane in cassetta le quantità utilizzate sono minime, solo in superficie, e l’evaporazione è rapida: per legge esso non può superare il 2% in peso, espresso in sostanza secca, sul prodotto finito. 

Altra caratteristica conferita dall’alcol è che abbassa notevolmente l’indice di sazietà, in quanto fortemente insulino-stimolante (l’insulina è un ipoglicemizzante, abbassa la glicemia). Questo rende facilmente il suo consumo incontrollato, complice il fatto che il pane risulta scioglievole in bocca. Inoltre, l’alcol non sostituisce i macronutrienti energetici, ma non fa che aggiungere altre calorie ad essi. Per questo motivo non bisognerebbe cedere abitualmente a questa tentazione! 

Qualche consiglio per l’acquisto del pane in cassetta

Qualora non sia possibile gustare un buon pane artigianale è possibile ricorrere anche al pane confezionato. Leggendo l’etichetta sarà possibile trovare anche buoni prodotti industriali. Di seguito alcuni consigli pratici:

  • Preferire farine poco raffinate (integrali o semi-integrali, perché più ricche di fibre e con un indice glicemico più basso rispetto a quella bianca) e magari biologiche; 
  • Presenza di olio extravergine di oliva come unico grasso;
  • Preferire prodotti senza o con pochissimi zuccheri aggiunti e con poco sale;
  • Una volta aperta la confezione, si consiglia di consumarlo entro 7 giorni.