Ti sarà forse capitato, mentre gustavi un piatto a base di pollo, pesce o verdure, di domandarti: “di cos’è fatto il curry?” In questo articolo cercheremo di rispondere ad alcune curiosità ed effetti sulla salute di questo condimento apprezzato un po’ in tutto il mondo.

Partiamo però dalle basi: che cos’è il curry?

Innanzitutto, il curry, per come lo conosciamo noi, è un mix di spezie di origine indiana presentate in una polvere finissima. Tale polvere può avere differenti formulazioni, ma alla base vi sono alcuni ingredienti ricorrenti, tra i quali: coriandolo, pepe nero, cumino, peperoncino, noce moscata, chiodi di garofano, zenzero, cannella, fieno greco e la curcuma, che conferisce al mix il caratteristico colore giallo.

Origine del nome e diffusione

L’etimologia della parola curry sarebbe un’occidentalizzazione ad opera degli inglesi del termine in lingua tamil kari o cari, che significa “salsa” o “zuppa”.

A renderlo così famoso in Occidente furono proprio gli inglesi al tempo delle colonizzazioni indiane. La sua diffusione, infatti, ha inizio nel ‘700 quando i primi mercanti e agenti della Compagnia Britannica delle Indie Orientali, di rientro nella loro madrepatria, portarono con sé non solo servitù indigena, ma anche l’abitudine di consumare alimenti piccanti e speziati (i cosiddetti turkarri), potendo contare sulla maestria dei cuochi indiani nello scegliere il giusto mix di spezie per ogni piatto.

Nel corso dell’800, poi, il curry si fece strada anche sulle tavole americane, figurando su libri di cucina che allora rappresentavano vere e proprie istituzioni, e che proponevano piatti di carne in salsa di curry e indicazioni sul giusto mix di spezie da impiegare per ottenere lo stesso.

Mentre questi condimenti diventavano sempre più richiesti sulle tavole inglesi e americane, la maggior parte delle famiglie non possedeva le competenze per prepararle. Pertanto, nacque il bisogno di trovare un modo più semplice per renderle accessibili a tutti. A questo scopo, venne creato un vero e proprio mercato delle spezie, di provenienza prevalentemente Indiana, e insieme a questo il curry in polvere (ribattezzato curry powder), una versione facilmente replicabile del curry.

Le principali varietà di curry nel Mondo

Abbiamo detto, dunque, che si tratta di una miscela di spezie non codificata, che differisce a seconda del luogo di provenienza. Nonostante questo, per aiutarci a distinguere i diversi curry, possiamo contare su una duplice classificazione:

per intensità, quindi più o meno piccante

per colore, a seconda della predominanza di una o più spezie rispetto alle altre

Per intensità…

In Occidente le varietà di curry più diffuse, definite per intensità, sono di tre tipi: mild (blando), hot (piccante), very hot (molto piccante) e differiscono tra loro per la quantità di peperoncino piccante presente nella miscela. In Italia il più diffuso è il mild.

Per colore…

curry

Per quanto riguarda il colore, invece, i curry si possono distinguere in verde, giallo e rosso, che riguardano le sfumature cromatiche degli ingredienti che compongono il mix.

Ecco che in Thailandia sarà facile trovare il curry verde, molto forte, a base di coriandolo fresco, basilico e lemongrass; fortemente impiegati nella cucina thailandese, inoltre, il curry giallo (mediamente forte) e il curry rosso, molto aromatico, impiegato per aggiungere corpo ai piatti e una piccantezza contenuta, dovuta alla paprika e al peperoncino.

Una miscela leggera e profumata originaria dell’Indonesia è il curry Java, caratterizzato da note agrumate che si sposano bene con carni bianche, pesci e crostacei.

In India la cosa più simile al curry nostrano è il masala. In realtà, sono innumerevoli le varianti di curry nel sub-continente indiano: si passa dal garam masala (un miscuglio di spezie piccante e saporito che prevede comunemente semi di cumino, cannella, cardamomo, pepe nero e chiodi di garofano, e varia da regione a regione e da famiglia a famiglia), al tandoori masala (curry realizzato appositamente per cucinare le pietanze con il forno di pietra tipico dell’India settentrionale, il tandoor), fino ad arrivare al pav bhaji masala, che si accompagna alle verdure.

Tante altre ancora sono le varianti che è possibile scoprire in giro per il mondo, a base degli ingredienti più particolari.

Effetti positivi sulla salute

Gran parte dei benefici del curry sono legati al suo ingrediente principale: la curcuma. Infatti, l’azione positiva del curry sulla salute è data dalla quantità di curcuma impiegata nella sua formulazione. Più precisamente, si tratta della curcumina, il principio attivo in questa contenuto, a mostrare un potenziale ruolo nel controllo dell’espressione dei geni dell’invecchiamento, oltre alla sua azione sullo stato infiammatorio, se consumata nelle corrette quantità.

Ancora, l’aggiunta di curry in diverse preparazioni può favorire la riduzione del consumo di sale, riducendo così il rischio di ipertensione.

Se guardiamo all’apporto calorico, 100 g di prodotto corrispondono a circa 320 kcal, dovuto principalmente al contenuto in carboidrati, proteine e lipidi (rispettivamente circa 58 g, 12 g e 14 g). Valore non trascurabile, in effetti, ma che deve essere considerato sulla base dell’utilizzo che se ne fa, generalmente moderato.

Quando è meglio evitarlo

Per quanto riguarda le controindicazioni, sempre per la presenza di curcuma, un suo utilizzo sarebbe sconsigliato in caso di problemi biliari, in quanto stimolerebbe la secrezione di acidi biliari.

Sconsigliato inoltre in caso di reflusso gastroesofageo, gastriti o ulcere gastriche, per la presenza del pepe, che ne peggiora sia lo stato infiammatorio che la sintomatologia. Il peperoncino invece, potrebbe causare irritazioni e infiammazioni a carico dell’apparato urinario, quindi è generalmente sconsigliato anche agli individui soggetti a frequenti cistiti e/o in presenza di infiammazioni dell’apparato urinario.