Aprendo la dispensa, non sarà difficile trovare prodotti che sul packaging o in etichetta riportino la dicitura “naturale” o “biologico”. Ma sapremmo definire le caratteristiche dei due claims? O le differenze o le somiglianze fra i metodi di produzione?

Con questo articolo proveremo a definire meglio queste due pratiche agricole, soffermandoci sulle loro origini, la normativa che le interessa, gli obiettivi perseguiti e le modalità con le quali le loro peculiarità vengono suggerite al consumatore.

Metodo biologico: dalle origini alla normativa

Con il termine biologico, ecologico o organico (diversa è la dicitura in base al Paese in cui ci troviamo) si intende ciò che viene prodotto attraverso un metodo che non ricorra a prodotti di sintesi e che rispetti una serie di normative che vincolano il produttore nei metodi di produzione.

Le prime produzioni agricole biologiche risalgono ai primi del Novecento, in particolare nell’Europa Centrale: allora, si procedeva in modo spontaneo senza riferimenti normativi e svincolati dalle leggi di mercato.

Solamente negli ultimi anni, con l’affermarsi delle pratiche biologiche, si è sentita la necessità di redigere una normativa ad hoc, necessità colmata con il Regolamento CE 834/2007.

Definire il metodo biologico

Tra le varie definizioni di metodo biologico, quella più accreditata è quella dell’IFOAM (International Federation of Organic Agricolture Movements), che afferma che l’agricoltura biologica comprenda sistemi agricoli in grado di produrre alimenti in modo sano, dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

Inoltre, stabilisce che base del successo sia la fertilità intrinseca del suolo e che, nel rispetto della capacità naturale delle piante, degli animali e del paesaggio, tali processi servano ad ottimizzare la qualità dell’agricoltura e dell’ambiente.

Gli obiettivi da perseguire

L’agricoltura biologica presenta come obiettivo principale la produzione di alimenti con sostanze e processi naturali. Tutto ciò si concretizza in pratiche a basso impatto ambientale e volte a: usare l’energia e le risorse in modo responsabilemantenere la biodiversità conservare gli equilibri ecologici regionalimigliorare la fertilità del suolomantenere la qualità delle acque.

Oltre che favorire il benessere degli animali e imporre agli agricoltori di soddisfare le specifiche esigenze comportamentali degli animali.

L’etichetta BIO europea

L’etichetta biologica, la nota fogliolina bianca su sfondo verde, fornisce una forte identità visiva ed ha una duplice funzionalità:

  • aiuta i consumatori ad individuare più facilmente i prodotti biologici;
  • aiuta gli agricoltori a commercializzarli in tutti i paesi dell’Unione europea.

È opportuno ricordare che solamente su prodotti certificati può essere apposto il logo, tutto questo a garanzia del consumatore, poiché significa che i prodotti hanno soddisfatto standard rigorosi in termini di produzione, trasporto e stoccaggio.

 

Metodo naturale: la scuola di pensiero

La teoria risale agli anni 40 con l’agronomo giapponese Fukoka che nel suo libro, The One-Straw Revolution, enuncia i principi fondanti il metodo di agricoltura naturale. Non si tratta di un metodo di produzione scientificamente condiviso e nemmeno se ne conoscono le implicazioni a livello operativo, per queste motivazioni non viene mai applicato nella sua integrità e non ha ancora ricevuto approvazioni sul piano legislativo, trattandosi piuttosto di una filosofia di pensiero.

Definire il metodo naturale

Definita anche “agricoltura del non fare”, si basa principalmente sul rispetto per la natura e per gli esseri viventi e su altri quattro principi:

  1. l’inattività dell’uomo, poiché la terra si rigenera da sé;
  2. l’assenza di concimi e fertilizzanti, poiché il suolo lasciato a sé stesso aumenta e conserva la propria fertilità;
  3. l’assenza di diserbanti e insetticidi, poiché le erbe infestanti e gli insetti vanno controllati e non eliminati;
  4. la completa indipendenza da prodotti chimici, poiché la natura raggiunge sempre un equilibrio perfetto.

Così, evitando l’impiego di tecnologie e combustibili fossili, non si inquina, si crea un terreno migliore e si rispetta l’ordine della natura.

L’etichetta naturale

Date le premesse ne consegue che i prodotti che riportano in etichetta questa dicitura teoricamente sottostiano alle regole del metodo naturale, ma, nella realtà, non è propriamente così: il termine “naturale” è presente in molti prodotti alimentari confezionati (che propriamente naturali non sono, almeno secondo quanto citato in precedenza) e questo desta sicuramente qualche legittima perplessità.

L’assenza di una normativa europea che regoli e definisca in modo univoco le condizioni d’impiego del termine “naturale” e simili diciture, è chiaramente fra le cause di questo caos generalizzato.

Fra i vari documenti non ufficiali (almeno dal punto di vista legislativo), ritroviamo quello predisposto da ISO (International Standard Organization) che si propone di creare un minimo d’ordine, in modo da consentire ad (almeno) il produttore qualche linea guida utile l’impiego del claim naturale. I criteri tecnici per stabilire la naturalità di un prodotto possono essere definiti e riassunti in tre punti:

  • la materia prima deve essere “solamente” costituita da piante, alghe, funghi, animali, microrganismi, minerali o acqua di mare;
  • la trasformazione delle materie prime deve consistere in un processo fisico e/o enzimatico e/o microbiologico;
  • processi diversi da quelli citati in precedenza sono ammessi a condizione che:
    • derivino da esigenze normative o di sicurezza alimentare;
    • non siano disponibili tecniche consentite in grado di soddisfare le esigenze del punto precedente;
    • i componenti dell’ingrediente alimentare non vengano alterati.

Infine non vanno a compromettere la naturalità del prodotto, la regolazione del pH e la rimozione di uno o più componenti durante i processi.

Per concludere possiamo quindi affermare che, nonostante i termini biologico e naturale rimandino a prodotti dalle medesime o simili caratteristiche, nella realtà dei fatti si tratta di prodotti profondamente differenti, sia dal punto di vista tecnologico ed operativo che dal punto di vista legislativo.