Per ognuno di noi, il cibo non è sola materia utile a soddisfare un’esigenza, ma piuttosto un veicolo capace di trasportare con sé emozioni, valori, tradizioni. Il cibo ci aiuta ad esprimere la nostra identità, ci fa sentire parte di un territorio e di una comunità. Ed è forse per questo motivo che parlare di Organismi Geneticamente Modificati (OGM) in ambito alimentare ha da sempre destato più di qualche perplessità e che l’argomento sia notoriamente terreno di controversie. 

In questo articolo proveremo a rispondere ad alcune delle domande più comuni che riguardano i prodotti OGM, ovvero:

  • Cosa sono gli OGM?
  • Per quali motivi alcuni organismi vengono modificati geneticamente?
  • Sono pericolosi per la salute?
  • Esistono rischi di tipo ambientale ed etico?

OGM: cosa sono?

Con il termine Organismo Geneticamente Modificato (OGM) si intendono tutti quegli organismi nei quali parte del genoma, ovvero il patrimonio genetico, è stato modificato tramite le moderne tecniche di ingegneria genetica.

In particolare, a livello Europeo, è la Direttiva 2001/18/CE a definire OGM “un organismo, diverso da un essere umano, il cui materiale genetico è stato modificato in modo diverso da quanto avviene in natura con l’accoppiamento e/o la ricombinazione genetica naturale”.

La prima cosa da notare è che la normativa crea una distinzione tra prodotti OGM e non OGM non sulla base delle caratteristiche del prodotto risultante dalla modificazione, ma sul processo impiegato per ottenerlo.
Non sono considerati OGM, ad esempio, tutti quegli organismi il cui patrimonio genetico viene modificato a seguito di processi spontanei (quelli che avvengono in natura in molteplici occasioni) o indotti dall’uomo tramite altre tecniche, che risultano però escluse da quanto delineato nella normativa di riferimento (ad esempio con radiazioni ionizzanti o mutageni chimici).

 

Perchè modificare geneticamente un organismo?

Il miglioramento genetico delle specie è un concetto alla base dell’evoluzione degli organismi viventi, ed ha contribuito anche a scrivere la storia dell’agricoltura

Fin dai tempi antichi, l’uomo si è sempre occupato della lavorazione della terra: la domesticazione delle colture, ossia lo stato in cui ogni attività biologica della pianta è dipendente dall’uomo, rappresenta uno dei primi segni concreti di civiltà. Nei secoli successivi, gli agricoltori hanno costantemente manipolato le colture, al solo fine di ricavarne beneficio. Venivano così selezionate varietà, spesso degli ibridi (geneticamente, individui con caratteristiche genomiche derivate dall’incrocio di individui di specie o varietà differenti) che potessero fornire più resa, che riuscissero ad adattarsi a condizioni climatiche differenti e spesso sfavorevoli, che possedessero caratteri morfologici o nutrizionali più soddisfacenti, piuttosto che varietà capaci di resistere a fitopatie, cioè malattie tipicamente delle piante, o parassiti. 

Difficile da pensare che fino al 1600 si consumassero carote viola, non è vero? Non si tratta di una fake news: fino a quel tempo in Europa si consumavano abitualmente carote di quel colore. Il colore arancione è comparso solamente dopo una serie di incroci avvenuti in campo, risultato da attribuirsi un po’ alla  spontaneità e po’ all’intervento dell’uomo. Anche le carote sono quindi frutto di miglioramento genetico!

Che tali modificazioni, dunque, avvengano spontaneamente piuttosto che artificialmente, l’obiettivo è sempre lo stesso: fare in modo che l’organismo riesca ad adattarsi meglio all’ambiente in cui si trova, andando così ad accentuare specifiche caratteristiche. A partire dagli anni 70, l’innovazione tecnologica e le potenzialità economiche correlate hanno spinto la diffusione di molteplici varietà di materie prime geneticamente modificate (ad es. riso, soia, frumento), costringendo le istituzioni a regolamentare questo tipo di pratiche.

Occorre qui ribadire che non tutte le tecniche di miglioramento genetico risultano essere “sotto processo”. Quelle oggetto di controversie sono quelle che permettono di modificare in modo mirato alcune caratteristiche della specie: stiamo parlando delle tecnologie di editing genomico. Questa tecnica prevede di apportare tagli, inserimenti e cuciture a livello del genoma, tutto questo grazie alle più moderne pratiche in campo ingegneristico. 

L’obiettivo però è sempre lo stesso: ottenere prodotti sì geneticamente modificati, ma esattamente al pari di quelli che si otterrebbero applicando le più comuni e tradizionali tecniche di miglioramento genetico.            Se vogliamo proprio trovare una differenza, questa la si riscontra nelle tempistiche: con l’editing genomico si raggiungono i medesimi risultati dal punto di vista biologico che si otterrebbero con molteplici ibridazioni in campo, ma in tempi drasticamente ridotti

Sono pericolosi per la nostra salute? 

Quindi, se i prodotti OGM sono paragonabili ai prodotti convenzionali, perché non dovremmo sceglierli? Il tema della sicurezza degli alimenti geneticamente modificati è sicuramente fra i temi che maggiormente interessano il consumatore e sulla quale si basa la decisione o meno di consumare prodotti OGM. 

La prima considerazione da fare in merito è la seguente: il sistema di autorizzazione europeo per la messa in commercio di ingredienti geneticamente modificati appare essere il più restrittivo tra quelli adottati dai vari paesi. I controlli sono persino più rigorosi di quelli effettuati su molti prodotti non OGM.

La seconda considerazione, necessaria quanto fondamentale è che, ad oggi, gli studi scientifici realizzati a livello internazionale non mostrano evidenze di effetti negativi sulla salute dell’uomo. Anzi, gli aspetti più promettenti della ricerca scientifica in tema OGM riguardano la sintesi di alimenti geneticamente modificati con caratteristiche nutrizionali superiori (ad es. il golden rice) a quelli tradizionali o addirittura con caratteristiche protettive nei confronti di alcune patologie. Che in futuro parleremo di OGM come validi alleati per la nostra salute? 

Questo ancora non lo possiamo sapere, ma certo è che il loro utilizzo in ambito agroalimentare è particolarmente osteggiato da una buona parte dei consumatori, soprattutto perché non viene percepito alcun vantaggio diretto dall’introduzione di questa nuova tecnologia, a fronte di possibili rischi.

 

Esistono rischi di tipo ambientale ed etico? 

Sono principalmente due le tematiche che generano non poche controversie quando si parla di OGM: quella ambientale e quella etica. 

Per quel che riguarda l’ambiente, pur trattandosi di rischi al momento solo potenziali, tra gli aspetti che suscitano più attenzione c’è quello della semplificazione colturale, cui si lega inevitabilmente il rischio di una possibile riduzione della biodiversità. Questa preoccupazione è inoltre aggravata dalla scarsa conoscenza di quanto queste specie possano essere invasive rispetto a quelle tradizionali, cosa che potrebbe portare al disturbo degli ecosistemi nelle zone circostanti a quelle in cui questi vengano introdotti. 

Sotto il profilo etico, invece, è possibile ricondurre principalmente ad un aspetto l’insieme delle problematiche sollevate: la brevettabilità dei prodotti GM, che porterebbe a concentrare il mercato in mano alle poche multinazionali in grado di svilupparli, e causa di possibili ripercussioni economiche soprattutto nei confronti dei piccoli coltivatori.