Il salmone rappresenta sicuramente un’ottima risorsa per la nostra alimentazione, essendo una fonte di proteine e grassi buoni per l’organismo come gli Omega-3 e Omega-6, nonché di vitamine A, D e B.
In commercio se ne possono trovare vari tipi, ma il primo dubbio in cui ci imbattiamo al momento dell’acquisto è: compro il salmone selvaggio o da allevamento? In questo articolo proviamo ad aiutarti a comprenderne le principali differenze. 

Tipo di alimentazione

La primaria differenza tra le due tipologie ha origine dal tipo di alimentazione.

Infatti, il salmone selvaggio si nutre di altri organismi che si trovano nell’ambiente naturale come ad esempio krill, alghe e gamberetti. Per questo è generalmente più ricco in minerali come zinco, ferro e potassio.

Il salmone d’allevamento, invece, viene nutrito con mangime fortificato e questo influisce sul suo profilo nutrizionale. Esso infatti presenta un maggiore contenuto di grassi saturi (e anche di grassi polinsaturi “buoni”, omega-3 ed omega-6) e, di conseguenza, di calorie a parità di peso (circa il 46% in più). Infine, contiene in genere anche più vitamina C che viene spesso aggiunta nei mangimi.

Il colore

salmone selvaggio

Il salmone selvaggio deve il suo colore arancione intenso alla presenza di un potente carotenoide antiossidante naturale che si trova nelle alghe, plancton e krill di cui si nutre: l’astaxantina. Questa molecola, oltre al colore, ha anche un effetto antiossidante e di incremento della resistenza fisica dei pesci che la assumono (si stima di più del 50%).

 

salmone selvaggio

 

Il salmone d’allevamento, invece, appare di un colore più pallido, anche se spesso i mangimi di cui si nutre vengono arricchiti con una versione sintetica della stessa astaxantina.

 

Rapporto tra acidi grassi omega-6 e omega-3

Il salmone è fonte di acidi grassi definiti essenziali per l’organismo: omega-6 e, in particolare, omega-3. Questi sono ritenuti un alleato sia per la protezione di vene, arterie e cuore, sia per la funzione cerebrale. 

Dal punto di vista nutrizionale, è importante che gli omega-6 e gli omega-3 siano presenti e che non ci sia una sproporzione di omega-6 rispetto agli omega-3.

Nel caso del salmone la quantità di questi grassi dipende dal tipo di alimentazione dell’animale. Il salmone d’allevamento, come abbiamo detto in precedenza, è più grasso, quindi, a parità di peso, contiene un quantitativo leggermente superiore di omega-3 e molto superiore (quasi il triplo) di omega-6, rispetto al salmone selvaggio.

Di conseguenza, se stai cercando di aumentare l’apporto di omega-3 anche il salmone di allevamento è un’ottima opzione. Se però, al contempo, vuoi limitare l’assunzione complessiva di grassi, il salmone selvaggio è preferibile.

Rischio di contaminanti?

I pesci ingeriscono tutti i contaminanti potenzialmente nocivi che si trovano nelle acque in cui crescono e si alimentano.

In particolare, i maggior contaminanti considerati potenzialmente dannosi per la salute umana sono i policlorobifenili (PCB), diossine ed il metilmercurio. Il salmone, sia selvaggio che da allevamento, rientra nella categoria dei pesci grassi, in genere più esposti all’accumulo di PCB e diossine.

In una dieta con un consumo equilibrato di salmone, le quantità di contaminanti sono ritenute tali da non arrrecare danni alla salute. Occorre, tuttavia, non esagerare.

Quanto salmone assumere?

Le linee guida per una sana e corretta alimentazione consigliano di assumere pesce circa 2-3 volte alla settimana. Posto che è sempre raccomandato variare le fonti, il salmone (selvaggio o da allevamento) può essere consumato anche con una frequenza settimanale.

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