I prodotti tipici: quanto ne sai?

L’Italia è il paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a indicazione geografica (IG) riconosciuti dall’Unione Europea: 310 tra formaggi, salumi, derrate agricole e prodotti alimentari vari, in aggiunta ai 526 vini. Una vera ricchezza in costante crescita, come conferma il XVII Rapporto Ismea-Qualivita: nel 2020, il valore della produzione di DOP, IGP e STG si aggira sui 16,9 miliardi di Euro, con una crescita su base annua del +4,2%.

Questi dati ci dimostrano come i prodotti agroalimentari italiani rappresentino davvero un’eccellenza nel panorama food europeo e ci indicano quanto siano fondamentali per il tessuto economico del nostro Paese.

Con questo articolo cercheremo di approfondire due aspetti:

  • cosa si intende per prodotti a indicazione geografica? quali tipologie e differenze racchiudono;
  • perché sono così importanti per il nostro territorio e cosa rappresentano a livello economico?

Prodotti a indicazione geografica (IG): che cosa sono?

Le Indicazione Geografiche rappresentano una punta di diamante nel contesto food italiano. Si distinguono dagli altri prodotti principalmente per tre aspetti:

  1. la specificità del territorio di produzione (sia a livello biologico che antropologico);
  2. le modalità di produzione legate alla tradizione, alla storia, alla cultura e all’identità locale;
  3. l’espressione di una conoscenza collettiva condivisa.

Le IG sono quindi prodotti agri-food che dimostrano un legame fortissimo con il territorio e la società, intesa non solo come mero insieme di persone, ma come l’unione dei saperi e delle tradizioni riconducibili alla collettività.

Data la notevole rilevanza, le IG rivestono anche un importante ruolo all’interno degli agrosistemi, poichè:

  • Dal punto di vista economico, conferiscono una migliore reputazione all’intero assetto territoriale, visti i notevoli collegamenti fra prodotti e territorio;
  • Tutelano sia i produttori che i consumatori;
  • Promuovono lo sviluppo rurale, in un’ottica di sostenibilità ambientale.

DOP, IGP, STG: le tre declinazioni delle indicazioni geografiche

L’intero sistema delle IG europee è stato costituito in modo tale che i prodotti IG vengano protetti e tutelati, visto che considerati patrimonio appartenente ad un territorio e ad una collettività. Per questo motivo, le indicazioni geografiche stabiliscono diritti di proprietà intellettuale per prodotti specifici, le cui caratteristiche spesso sono legate alla zona di produzione.

A tal proposito, le IG vengono suddivise in:

I prodotti tipici: quanto ne sai?
  • DOPDenominazione d’origine protetta. Significa che ogni parte del processo di produzione, trasformazione e preparazione deve avvenire all’interno di un comprensorio specifico. I prodotti DOP sono quelli che presentano un maggior legame col territorio. Un esempio? Il Parmigiano Reggiano.
  • IGPIndicazione geografica protetta. Significa che almeno una delle fasi di produzione, lavorazione o preparazione del prodotto avviene all’interno della zona designata. I prodotti IGP hanno una stretta relazione con la regione di provenienza, poiché una caratteristica specifica, una determinata reputazione o un’altra peculiarità sono essenzialmente collegabili all’origine geografica. Moltissimi prodotti ortofrutticoli italiani sono IGP, come ad esempio il Radicchio rosso di Treviso.
  • STGSpecialità tradizionale garantita. Per questi prodotti si evidenziano aspetti tradizionali quali il modo in cui il prodotto viene ottenuto o la sua composizione, ossia la ricetta o le modalità di preparazione, senza che vi sia però un collegamento con una zona geografica specifica. Questo è essenzialmente il motivo per cui, in Italia, il marchio STG risulti essere il meno diffuso fra le IG. Un esempio di STG? La pasta Amatriciana.

I prodotti tipici: quanto ne sai?

Tipico e tradizionale non sono sinonimi

Quando si parla di prodotti IG, per definirli si utilizzano attributi come tipico e tradizionale. Molti penseranno che siano equivalenti in termini di significato, ma in realtà non è propriamente così, lo sapevate? Per cercare di chiarirci le idee, facciamo ricorso all’etimologia dei termini che in questo caso rappresenta la chiave di volta.

Il termine tipico deriva dal greco typos, impronta. Quando si parla di prodotti tipici, si intendono dunque prodotti strettamente collegati al territorio, alle sue caratteristiche storiche e geografiche, tanto da riconoscerne, nel prodotto, le sue peculiarità. Si può quindi affermare, in breve, che tipico ha a che fare con il luogo.

Il termine tradizionale deriva invece dal latino tradere, che racchiude in sé il senso della consegna, ma anche del portare avanti qualcosa che si è ricevuto. Associandolo al cibo, il termine tradizionale fa riferimento così ad una soluzione adottata al sorgere di una mancanza, poi consolidata. Il termine tradizionale è quindi associato al tempo e al metodo, e quindi alle persone.

E’ dato dunque logico pensare che i prodotti tradizionali siano spesso anche prodotti tipici, ma questo non è sempre vero, visto che possono mancare di una specificità che deriva dal legame col territorio (come i prodotti STG)!

I prodotti tipici: quanto ne sai?

LAFS (Localized Agri-Food System): perché sono così importanti?

Come si è sottolineato più volte, la vera peculiarità dei prodotti tipici risiede nello stretto legame con la territorialità. Per questo motivo, nell’economia agroalimentare, il concetto di territorio trova un’espressione particolarmente appropriata nel termine francese terroir. Per terroir si intende un’area geografica ben delineata dove una comunità ha sviluppato un peculiare metodo di produzione collettivo ed uno specifico know-how.

Questo concetto trova le sue fondamenta nelle relazioni che si innescano fra l’ambiente e le persone e che risultano necessarie nel conferire tipicità al prodotto. Non è un caso che il termine terroir venga spesso associato al mondo vitivinicolo: il vino è infatti fra i prodotti che maggiormente sono soggetti all’impronta territoriale.

Se analizziamo il tutto dal punto di vista strettamente economico, è al cospetto dei terroir che sorgono i cosiddetti LAFS, ossia sistemi agroalimentari localizzati. Ma di cosa si tratta? I LAFS sono modelli di sviluppo agroalimentare basati sulla valorizzazione delle risorse locali, nel rispetto della biodiversità, delle caratteristiche dei prodotti agroalimentari e delle dinamiche di sviluppo collettive.

Il punto di forza dei sistemi agroalimentari localizzati consiste nel riconoscere il valore del territorio mediante le sue componenti sociali e istituzionali. Per questo motivo, Enti pubblici e Consorzi lavorano sinergicamente allo scopo di creare valore all’interno del sistema stesso, dato che la sua specificità è rappresentata proprio dalla profonda interazione tra cultura alimentare, fattore umano ed istituzioni.

Per tutte queste ragioni, scegliere e acquistare prodotti IG significa tutelare e promuovere non solo i prodotti agroalimentari tipici, ma l’intero assetto sociale, territoriale e imprenditoriale associato ad essi.

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